Come gli altri film di Guy Maddin, “Dracula, Pages from a Virgin’s Diary” è un film muto espressionista (notevole l’influenza di Erich von Stroheim, F.W. Murnau, Josef von Sternberg, Jacques Tourneur e Michael Powel), fortemente basato sulla mimica degli attori. Il film, girato in bianco e nero, si avvale di effetti speciali in computer graphic e speciali filtri per conferire enfasi ad alcune scene: e così si alternano intere schermato a tinta unica, giochi di ombre, gialle monete d’oro, verdi banconote e sangue colore rosso. Alcune scene appaiono sfocate grazie all’applicazione della vasellina direttamente sulle lenti. addin riprende la scena della danza attraverso primi piani e stacchi conferendo un unico taglio registico al film. Il film nasce dalle riprese del regista durante la performance della compagnia Royal Winnipeg Ballet mentre adattava il Dracula di Bram Stoker.
Ancora una volta Maddin dimostra quanto il cinema muto fosse un medium più ricco, onirico e risonante di quello cui siamo abituati a vedere nelle sale moderne. La narrazione di Dracula di venta un’ossessiva favola poetica che aggiunge molto alle precedenti versioni nella sua rappresentazione del mito del vampiro, soprattutto pure di Nosferatu di F. W. Murnau di cui incorpora alcuni stilemi.